Crowdinvesting: sfide e opportunità del nuovo regolamento europeo

Alberto Bassi 18/03/2021

Il nuovo Regolamento Ue sui servizi di crowdfunding per le imprese fornisce una disciplina (minima) uniforme europea, con il duplice obiettivo di ampliare il mercato accessibile e di garantire un minimo livello di tutela per gli investitori e di funzionamento del mercato interno. Ma quali sono le opportunità di un "mercato unico" europeo del crowdfunding? E quali le sfide?

Dopo un iter di oltre 2 anni, lo scorso ottobre il Parlamento Europeo ha approvato il Regolamento relativo ai fornitori europei di servizi di crowdfunding per le imprese (Regolamento UE 2020/1503). Si tratta dell’avvio di una nuova disciplina uniforme che comincia ad allineare le regole per il settore in tutta Europa. Ciò apre molte opportunità e scenari a noi operatori del crowdfunding, in primis perché, ad oggi, le regolamentazioni di ogni Stato membro sono molto diverse tra loro. L’Italia è stata precursore con il regolamento Consob del 2013 ed è uno dei Paesi con la regolamentazione più chiara e approfondita. Molti Paesi, come la Germania o la Francia, in cui in termini di investimenti il crowdfunding è più maturo, non hanno il medesimo livello di regolamentazione. 

L’obiettivo del nuovo regolamento europeo è assimilare tutte le norme dei singoli Stati e facilitare l’attività cross board di raccolta e investimento tra Paesi. Verifiche e documentazioni dovranno essere equiparate ovunque e da novembre 2021 le piattaforme di crowdfunding saranno costrette ad aderire alle norme, per accreditarsi in Europa, proprio come si fa in Italia dal 2013 con il Regolamento Consob.

Le opportunità: maggiore struttura, partnership e fusioni tra player internazionali, investimenti cross-country 

L’apertura del mercato metterà gli operatori di ogni Paese davanti alla necessità di strutturarsi maggiormente per cogliere le opportunità offerte dal nuovo scenario, anche attraverso partnership internazionali tra piattaforme. Più il mercato cresce, più gli operatori saranno strutturati. Non è un caso che in una piazza matura come quella britannica le due maggiori piattaforme di crowdinvesting, Crowdcube e Seedrs, abbiano annunciato a fine 2020 una fusione, operazione che consentirà probabilmente di creare il più grande mercato “democratizzato” per investimenti in società non quotate del mondo. Fusioni tra grandi piattaforme sono da prevedere e auspicare anche in Europa.

Il nuovo regolamento potrà essere un’opportunità anche in termini di concorrenza alla Gran Bretagna nel mercato del crowdinvesting. Il Paese più avanzato del Continente, con la Brexit, sarà costretto a trovare un accordo con l’Europa per crescere, e più quest’ultima sarà strutturata e coesa, più avrà la possibilità di competere e diventare un mercato di riferimento nel settore. In prospettiva ci si attende dunque un consolidamento degli operatori per coprire il mercato Ue: meno piattaforme, ma più grandi e strutturate. Questa tendenza verrà anche incoraggiata e supportata dalla necessità di partnership tra Paesi: un partner locale, infatti, garantisce maggiori possibilità di individuare e ingaggiare aziende e investitori stranieri. Infine, la speranza è che la maggiore facilità di attività cross border favorisca l’attrazione di capitali stranieri in Italia.

Tutela degli investitori e criticità

La nuova disciplina stabilisce anche importanti requisiti prudenziali, diritti e obblighi di informazione e trasparenza, nonché meccanismi di garanzia anche per gli investitori privati. Un approccio doveroso, che richiederà anche la simulazione delle perdite in relazione al portafoglio di un investitore. La normativa obbliga inoltre le piattaforme a pubblicare annualmente il tasso di default riscontrato nel triennio precedente, un elemento aggiuntivo che la legge italiana non prevede. Il Regolamento inoltre dispone che i fornitori di servizi di crowdfunding adottino un sistema di governance efficace per una corretta gestione dei rischi e per la prevenzione dei conflitti di interesse.

Le nuove regole si applicheranno a tutti i fornitori europei di crowdfunding per progetti fino a 5 milioni di euro. Questo per noi operatori italiani è uno degli aspetti limitanti del nuovo regolamento perché nel nostro Paese Consob autorizza oggi gli operatori ad effettuare raccolte fino 8 milioni di euro all’anno per singola società. L’abbassamento della cifra massima potrebbe rivelarsi quindi un limite in relazione a campagne di raccolta importanti fatte con il supporto del private banking. È per questo che noi di BacktoWork, insieme ad altre piattaforme italiane di crowd-investing e all’associazione Italia Fintech, stiamo dialogando con l’Esma (European Securities and Markets Authority) per richiedere l’innalzamento del tetto massimo di raccolta.

Se il nuovo regolamento Europeo può porre alcuni limiti per noi operatori italiani, ci sono però tante opportunità che si aprono: possibilità di sviluppare partnership internazionali, avere accesso a capitali esteri ma anche offrire agli investitori che usano la nostra piattaforma molte più possibilità di investimento. Per gli operatori italiani, abituati ad avere regole più stringenti del resto dell’Europa, serve solo un piccolo adeguamento per farsi trovare pronti anche prima degli altri a cogliere tutte le opportunità che questo regolamento può offrire. 


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